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Alessandro Gallo presenta il romanzo “Era tuo padre”


Oggi, mercoledì 11 gennaio 2023, ho partecipato presso il nostro Istituto ad un incontro  nell’ambito del progetto PCTO sul tema della Legalità. Alessandro Gallo, scrittore, attore e regista teatrale napoletano, ci ha fatto da Cicerone in un percorso di approfondimento circa la lotta alla mafia e il suo relativo radicamento anche in quei territori mediaticamente poco raccontati (cosa di cui tratterò a breve attraverso l’esempio dell’Emilia-Romagna). 

Lo scrittore è venuto per presentarci il suo ultimo romanzo “Era tuo padre” (Rizzoli, 2019), che si pone come testimonianza della sofferenza di una vicenda biografica dell’autore, da cui traspare la consapevolezza delle dinamiche interne a quel mondo.

Alessandro Gallo è partito con il narrarci la sua storia personale, base edificante e argomento costante della sua produzione, sempre filtrata attraverso quella grande macchina dell’inganno (nell’accezione positiva del termine) che, come la mafia, è il teatro.

Alessandro è nato e cresciuto in un quartiere storicamente proletario di Napoli, il Rione Traiano, in cui, a seguito della chiusura della storica fabbrica del quartiere, Italsider,  la gente si è ritrovata per strada e ciò ha posto le fondamenta per il radicamento dell’organizzazione criminale nel territorio.

È proprio in questo quartiere molto giovane (e che quindi disponeva di manovalanza) che nacque uno dei sodalizi camorristi più famosi di Napoli: il clan Perrella. Storici boss di questo clan sono

Mario Perrella (noto anche come «Marettiel a puttana»), che fu molto attivo nel traffico illegale di droga e armi, e Nunzio Perrella, fratello di Mario e probabilmente il primo imprenditore napoletano che si occupò dello smaltimento illecito di rifiuti tossici su tutto il territorio italiano. 

Finito il momento operaio, il quartiere diventa famoso per il clan camorrista. Alessandro Gallo ha avuto modo di vedere davanti ai suoi stessi occhi questa realtà e comprendere quanto questo ambiente possa influenzare le scelte di tutti i giovani ragazzi che si ritrovano immersi in queste cornici sociali. Lui più di tutti, perché l’influenza non era solo esterna dovuta alla zona in cui ha vissuto ed è cresciuto- ma anche interna, dal momento che gran parte della sua famiglia era invischiata in vicende mafiose di varia natura, tanto da raggiungere posizioni di prestigio, come per esempio fece sua cugina, Cristina Pinto. Conosciuta come Nikita o Lady Camorra, fu la prima donna killer della camorra e a soli 16 anni entrò nelle grazie del boss Mario Perrella, salvandolo da due sicari che stavano per ucciderlo. Il padre, da vicedirettore del Banco di Napoli, diventa narcotrafficante con Paolo Di Lauro (il clan descritto in Gomorra). Tra partite di calcio e visite settimanali ai parenti in carcere, la gioventù di Alessandro viene cambiata radicalmente da una nuova professoressa che arriva nella sua scuola e che si era posta l’obiettivo di riscattare quel quartiere attraverso il teatro per sensibilizzare i ragazzi contro la mafia.

 La Prof.ssa Angela Esposito coinvolge Alessandro e alcuni suoi amici a prendere parte a delle lezioni di teatro e i ragazzi si interessano e si impegnano molto in questa attività, tanto da arrivare a vincere l’ambito “premio Giancarlo Siani” con la Tempesta di Shakespeare. Conquistata senza poca fatica la licenza di terza media, Alessandro continua nel suo tumultuoso percorso di studi liceale e poi tecnico, senza però mai abbandonare quella realtà del teatro che gli ha saputo dare e che gli continua a dare molto. Difatti, dopo aver finito il secondo ciclo di istruzione, decide di trasferirsi a Bologna, dove inizia a frequentare l’Università DAMS. È a questo punto della sua vita, dopo aver conseguito la laurea, che cerca di realizzare la sua vocazione: il teatro. Egli infatti capisce quanto sia potente il teatro come mezzo di comunicazione e sceglie dunque di fondere insieme tutta la sua conoscenza personale, biografica ed emotiva con la scelta professionale. Si prefigge l’obiettivo di mettere a nudo la cruda realtà della mafia e di svuotare la società di tutti quei falsi stereotipi (come il fatto che la mafia sia solo una questione meridionale) proprio attraverso il teatro e poi i romanzi.

Il suo ultimo lavoro, “Era tuo padre”, è infatti la storia di un boss mafioso in fuga proprio in Emilia e di tre figli, Camilla, Giosuè e Alberto. Questi, una volta compreso chi fosse realmente il loro padre, devono operare una scelta: seguire le orme paterne e aspirare a raggiungere i vertici all’interno del clan oppure provare a fuggire da questa realtà. Il romanzo, quindi, si configura anche come una riflessione sull’influenza che la famiglia (il più delle volte la figura paterna) esercita sulle scelte e sul futuro dei propri figli, ancora ingenui e non consci della vera realtà. Altro tema centrale della produzione di Alessandro Gallo, di cui ci ha parlato durante l’incontro, è sicuramente la volontà di far comprendere alla popolazione che la criminalità organizzata si è ormai radicata su tutto il territorio nazionale e si è inserita nelle dinamiche interne del sistema economico capitalistico e liberista. Esempio lampante è quello della sua Emilia-Romagna, nella quale arriva in un momento in cui essa è ancora lontana dalla contezza del fatto che stesse diventando il cuore di una serie di arterie in cui la mafia risiede. È sicuramente difficile parlare di mafie e far capire alle persone che il problema è reale e attuale e che, soprattutto, è inutile dividere il nostro paese in due, in un sud mafioso e in un nord esente da questa realtà. Ormai la mafia non solo è uscita dalle mura del sud Italia, radicandosi al nord, ma è anche arrivata a valicare le Alpi e ad avventurarsi oltre Oceano per raggiungere anche altri stati, primo tra tutti gli USA. 

Il problema dello sviluppo esponenziale della mafia è dovuto al fallimento della società civile e dello Stato, al fatto che ora più che mai, grazie all'economia capitalistica che spinge al reinvestimento del denaro, è intrinseco al nostro ordinamento un sistema legale infetto e ritagliato sui loro fini (es. il riciclaggio di denaro). Il vero business non è più l’illegalità, ma la legalità stessa (senza, ovviamente, prescindere da una base di partenza illegale); la mafia non è più l’antistato ma, peggio, è colei che si sostituisce allo Stato stesso, che prende le redini della situazione e che detta il tempo.

Bisogna quindi ricostruire geograficamente, culturalmente ed emotivamente nel presente tutto ciò che la mafia spazza via; bisogna eliminare ciò che le dà più forza, ovvero il silenzio, l’abulia e l’indifferenza. Tutto ciò va fatto a partire dalla lotta per risolvere il problema della povertà educativa, perché la mafia è prima di tutto anti-cultura. Essa si diffonde dove ci sono l’ignoranza, un ambiente sociale problematico e delle prospettive di vita incerte e poco favorevoli. Pertanto, dare la possibilità alle generazioni attuali e future di riscattarsi socialmente ed economicamente per uscire da questa sordida realtà della mafia è sicuramente un primo passo per poter fare la differenza. 


Michele Sabbatini 5°Ct 

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