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Nel segno di Antonio - Riprende il lavoro nella redazione del Carletto




“Antonio ci credeva e lo faceva per passione in modo ‘pulito’, con entusiasmo e riusciva sempre a motivare, argomentare ogni suo pensiero con senso critico, costruttivo. Lo dimostrava nell’impegno e dedizione verso il suo lavoro. Sempre”.

E' passato quasi un anno dalla morte di Antonio Megalizzi. Era l'11 dicembre 2018. Antonio era a Strasburgo per lavoro e per passione, come volontario di Europhonica, primo format radiofonico universitario internazionale che, dal 2015, segue le attività dell'Europarlamento. Con lui c'era un compagno d'università Bartosz Orent-Niedzielski, anch'esso volontario della radio degli studenti europei, anch'esso vittima dell'attentatore che ha aperto il fuoco a caso sugli avventori dei mercatini di Natale.
“L’Unione europea: è una macchina difficile da far capire”, ma Antonio sapeva come tutti quelli come lui che hanno vissuto l'esperienza dell'Erasmus, che lo spazio il cui ci muoviamo, ci confrontiamo, viviamo insomma che la nostra patria, oggi, è l'Europa. Era un giornalista ed era a Strasburgo perché aveva scelto il suo lavoro e ne aveva fatto una missione. Per questo era stato tra i fondatori di Europhonica, una rete di radio universitarie di diversi Paesi europei che fino a oggi è vissuta in piena autonomia e senza alcun genere di sostegno economico, “solo con la passione”, ripete anche Clara Stevanato, redattrice, con “il rigore dei giornalisti” e “senza fare politica”, ma discutendo, anche con idee molto diverse e non necessariamente tutte pro-europeiste.

Chi era Antonio Megalizzi

cosa ci racconta oggi?





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