Cum grano salis di Elisa Valentini
Edith
non sapeva chi avesse dato il permesso per trasformare la biblioteca in una
discoteca silenziosa, ma era abbastanza sicura che non fosse stata la Preside. Almeno, non di sua spontanea volontà.
Forse uno dei rappresentanti di istituto l'aveva corrotta. O minacciata. O
convinta in qualche altro modo.
Fatto
sta che tutti gli studenti erano stati caldamente invitati a partecipare alla
festa – era stato quasi surreale quando Prof Demoniaca, che faceva sia greco
che latino nella classe di Edith, aveva detto che chi andava sarebbe stato
giustificato il lunedì, forse era perché nessun'altra scuola aveva mai fatto
una silent disco nella propria
biblioteca d'istituto e a Prof Demoniaca piaceva essere sempre in cima e
potersi vantare con i colleghi di cose di cui non aveva alcun merito. Qualunque
fosse il motivo, Edith non poteva lasciarsi sfuggire l'opportunità di passare
la domenica senza studiare nulla.
Al
momento incominciava a pentirsene.
Da
una biblioteca di un liceo classico ci si aspetterebbero stanze enormi e
scaffali traboccanti di volumi di ogni spessore e dimensione, studenti chini a
studiare ad ogni Sedia disponibile – una biblioteca uscita da un film, insomma.
La
vera biblioteca era composta da due
stanze una più piccola dell'altra, con degli armadi dalle ante trasparenti che
contenevano la maggior parte dei libri – vecchi volumi ingialliti che Edith non
avrebbe mai preso in mano per paura
di essere stroncata da un attacco fulminante di allergia. Il resto dei libri
era sistemato su scaffalature metalliche molto più nuove rispetto al resto
della scuola, oppure ammucchiato in pile troppo alte per essere davvero stabili
negli angoli della seconda stanza. Sull'unico tavolo presente i due computer
erano stati spostati per lasciare spazio alla console del DJ.
C'erano
almeno un centinaio di studenti lì dentro, probabilmente di più, premuti l'uno
contro l'altro come in una vera discoteca. Tutti con le cuffie alle orecchie e
tutti nel mezzo di un qualche tipo di ballo molto simile a un rituale di
accoppiamento. Edith il suo paio di cuffie lo aveva abbassato attorno al collo,
impegnata a sgomitare per arrivare alla porta. Infilarsi nell'ammasso di corpi
non era stata la sua idea migliore, tutto sommato.
Era
rimasta un'intera ora. Sicuramente sarebbe bastato per essere giustificata di
greco, no?
Riuscì
a uscire nel corridoio, dove la situazione non era migliore: viste le
dimensioni della biblioteca la maggior parte degli studenti si era riversata
nell'atrio all'ingresso e nel corridoio che collegava l'entrata principale,
quella dedicata al classico e al musicale, con quella nell'ala di scienze
umane. C'era gente di altre scuole, Edith scorse persino qualche professore ed
evitò accuratamente di incrociare la loro strada. Prof Demoniaca era lì, dritta
sulle scale con in mano un bicchiere di qualcosa – il bar improvvisato non
passava niente di alcolico, ma i succhi di frutta potevano essere corretti ed
Edith non nesarebbe
rimasta sorpresa se Prof Demoniaca l'avesse fatto – e stava fissando male
qualcuno. Niente di troppo fuori dal personaggio, insomma.
Edith
provò a seguire il suo sguardo ma era impossibile individuare l'oggetto della
sua antipatia nel mezzo di una dozzina buona di studenti dell'ultimo anno.
C'erano alcuni suoi compagni di classe, intenti a chiacchierare nonostante le
cuffie premute sulle orecchie, un paio di ragazzi che non conosceva e il demone
che non si aspettava di rivedere.
Si
fermò dov'era, chiuse e riaprì gli occhi, e il demone era ancora lì. Non
c'erano corna o coda in vista, ma era senza dubbio lui. Almeno era del tutto vestito questa volta.
“Ehi!”Facendosi
largo tra gli studenti Edith arrivò vicina quel tanto che bastava per attirare
il suo sguardo; persino i suoi occhi erano diversi, azzurri invece che rossi,
pupilla normalissima e non verticale come Edith ricordava. “Lance!”
Lance
aggrottò la fronte per un attimo, poi parve riconoscerla e sorrise, mostrando
giusto uno scorcio di denti. “Oh, ehi, mi ricordo di te” Annuì in direzione del
ragazzo con cui stava parlando e si voltò del tutto verso Edith, interrompendo
la loro conversazione. Lo studente le scoccò un'occhiata torva ma dopo un
istante si dileguò nella folla.
“Tu
sei quella che non sa tradurre il greco o
il latino”disse Lance appena Edith gli fu di fronte. “Alla tua prof è piaciuta
la mia traduzione?”
Invece
di rispondergli Edith gli afferrò la testa, spostandogli e tirandogli i capelli
ma senza trovare nulla. “Dove sono le tue corna?” sibilò. “E cosa ci fai qui?”
“Ehi,
ehi, giù le mani!” protestò Lance afferrandole i polsi e tenendola a distanza.
Era più caldo di un umano normale, ma non quel caldo appiccicoso che Edith
associava alla febbre. “È un’illusione, non posso mica andare in giro con corna
e coda okay?”Per un singolo attimo la sua figura tremolò; le corna, i denti
affilati e gli occhi inumani furono visibili. Poi sparirono di nuovo, e Lance
tornò ad essere un ragazzo umano. Nelle luci fioche dell'atrio nessuno a parte
Edith se n'era accorta. “Visto?”Lance le fece l'occhiolino.
“Mh”Edith fece un passo indietro, ancora
sospettosa. “Cosa ci fai qui?”
L'incubus
inarcò un sopracciglio. “Sul serio?”fece. “Adolescenti in preda agli ormoni che
si strusciano l'uno contro l'altro con la pretesa di star ballando... È
praticamente un banchetto per me, perché mai non dovrei essere qui?”
Non
faceva una piega. Nonostante quello, Edith non era ancora convinta. “Credevo
che non facessi patti con i minorenni”
“Infatti
è così”Lance si strinse nelle spalle. “Non mi hai più chiamato”commentò
all'improvviso. Si portò una ciocca dietro l'orecchio, incrociando lo sguardo
di una ragazza che passava lì affianco e rivolgendole un sorriso ammiccante. “Hai
forse evocato un altro demone più affascinante nei tuoi vani tentativi di
tradurre e ti sei dimenticata di me?”La stava prendendo in giro, se il suo
sorrisetto era un qualche indicatore.
“Magari
è solo che non sono interessata in quello che hai da offrire”
“Intendi,
non sei interessata nelle ripetizioni di greco e latino che dovresti assolutamente
prendere? O forse vuoi correre il
rischio di evocare qualcun altro meno amichevole di me”
Edith
incrociò le braccia contro il petto. “Meno sarcasmo, più spiegazioni sul perché
ti importa. E smetti di fare gli
occhioni languidi ad altra gente mentre parli con me”
“Sono
un incubus, flirtare è il mio lavoro”Lance si prese ancora un momento prima di
smettere di fissare chiunque stesse fissando alle spalle di Edith. Le rivolse
un sorrisetto. “Te l'ho detto, mi importa perché con gli umani ci mangio e
conosco molti demoni facilmente irritabili. Sarebbe una seccatura se uno di
loro scatenasse una catastrofe globale solo perché una studentella di liceo
classico non sa tradurre il suo Tacito. Comunque, quella là sulle scale è la
prof che ti ha dato quella versione impossibile?”Accennò col mento in direzione
della Prof Demoniaca.
“Già”Edith
sospirò. “In carne ed ossa”
Lance
aggrottò la fronte, pensieroso. “Davvero, cambia classe”commentò. “Scommetto
che si nutre di disperazione”
“È
probabile, dovresti vedere quando interroga, fa scorrere il dito su e giù
sull'elenco e non capisci mai chi sta per chiamare... Aspetta”Gli occhi di Edith scattarono da Lance alla prof e poi di
nuovo indietro sul demone. “Intendi dire che...”
“Le
scuole sono sempre posti ambigui”affermò Lance, sorridendo. I suoi denti
parevano più affilati rispetto a un secondo prima. “Non sai mai chi le sta
usando come territorio di caccia”Fece scivolare la mano lungo il braccio di uno
studente che stava passando accanto a loro, incrociò il suo sguardo con un
lento sorriso e infine lo lasciò andare. “Insomma, guarda me. Non è il caso di
stasera perché è un liceo, ma prova ad andare a una festa seria, magari una
organizzata da universitari. Davvero credi che sono l'unico incubus a cacciare
in questi ambienti?”
Forse
un'altra persona si sarebbe spaventata, ma dopo il loro primo incontro Edith
aveva perso qualunque parvenza di paura nei confronti di Lance o dei demoni in
generale. O forse era il suo senso di autoconservazione ad avere qualcosa che
non andava.
“Cambiando
discorso”Lance le poso una mano sul braccio, poco sopra al gomito. “Balli?”Il
suo sorriso prometteva molte cose.
“E
rischiare di cadere in qualunque trucco da incubus tu stia progettando?”Ricambiando
il sorriso di Lance con un sorrisetto che voleva essere furbo ma probabilmente
sembrava solo ridicolo, Edith fece un passo indietro. “No, grazie. Vado a casa.
A studiare”Senza esitare si sporse in avanti per
schioccargli un bacio sulla guancia. “Buon proseguimento di caccia, Lance”
La
risata dell'incubus la seguì al di sopra del brusio che pervadeva l'atrio. “Chiamami!”
“Speraci!”
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