LA RETORICA DEL FALLIMENTO O IL TRIONFO DELLA ROSA?


La società maschilista aveva avuto un ruolo predominante nel tempo. La donna non aveva potere. Confinata in casa destinata alla totale sottomissione e obbedienza. Non aveva diritti. Aveva paura. Con il passare del tempo, la donna cominciò a prendere coscienza di se stessa, e a pensare di valere tanto quanto l’uomo; all’inizio in modo pacato, velatamente, per poi raggiungere l’apice nel corso del 1960. Stravolgimenti politici, lotta al conformismo;  fu l’epoca della ribellione, della speranza, del cambiamento che ardeva  nei cuori di tutti. Nel 1968 nasce e si sviluppa il movimento femminista tramite il quale le donne vogliono sentirsi libere di esprimere loro stesse senza alcun tipo di freno. Il noto motto che inneggiavano durante la protesta era << Il corpo è mio e lo gestisco io !>>. Anni di fermento , anni in cui fu finalmente riconosciuta l’emancipazione delle donne. Non è forse vero che le donne devono essere considerate pari agli uomini´? Non è forse vero che la stessa Costituzione afferma questa parità? E allora perché ancora accadono femminicidi ? Perché ci sono ancora casi in cui un uomo stupra e violenta una donna?. Il riconoscimento dell’emancipazione femminile a livello legislativo c’è stato, ma è stato solo l’inizio di un cammino , che sotto certi aspetti è ancora molto lungo . L’uomo, infatti non intende rinunciare al suo primato, ancorato all’orgoglio di essere maschio, per definizione potente e superiore. Egli è sempre cresciuto e cresce con il mito essere forte e padrone del mondo. Non si parla forse di Re della foresta?. Questo atteggiamento ostinato è un vero e proprio retaggio culturale che rende la lotta delle donne ardua e piena di insidie. Una lotta a cui l’uomo vuole opporsi senza tregua applicando la violenza, nel disperato tentativo di riaffermarsi e di ristabilire la perduta supremazia. Ma la  lotta delle donne è una lotta sottile, fatta di non violenza. L’universo femminile conquista con intelligenza , con la volontà e con  la consapevolezza di voler cambiare il mondo. Un mondo in cui ancora troppo è radicato il concetto dell’uomo potente che domina con il pugno di ferro. Purtroppo, nonostante l’emancipazione femminile  abbia fatto passi da gigante e sia stata riconosciuta nero su bianco, tuttavia è ancora lontana dall’essere inserita totalmente nel pensiero comune. E’ quindi da considerarsi un fallimento? La parità tra sessi rimarrà sempre e solo una chimera?  Un’utopia ? . I soprusi, le umiliazioni e la strumentalizzazione della figura femminile  hanno resele donne  più forti, più determinate a lottare . Anche la proclamazione della Giornata Internazionale della donna , il 25 Novembre , lo stesso parlare e discutere riguardo alla situazione delle donne deve fungere da slancio verso la vittoria.  Per altro, la notizia di uno stupro o di un femminicidio non può non far pensare ad una sconfitta. Questo però non significa resa. Perdere una battaglia non comporta la perdita della guerra. Questo deve soltanto spingere le donne  a combattere con più determinazione per ottenere ciò in cui fermamente credono e che è doveroso che conquistino una parità su tutti i fronti.

Maria Giulia Gusella

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