SOCIETÀ PATRIARCALE. ESISTE ANCORA E OPPRIME ANCHE GLI UOMINI

Viviamo nell'epoca post-moderna, successiva a secoli in cui generazioni di donne sono state abusate, sottomesse e fatte tacere. 
Solo a partire dal XX secolo le donne hanno iniziato ad organizzarsi e protestare, dando vita al movimento oggi monumentale del femminismo. Grazie al loro sangue e al sudore abbiamo ora delle leggi che ci garantiscono il diritto di voto e che ci liberano dai vincoli della patria potestà; ma l'emancipazione è veramente stata raggiunta? 
Cosa risponderebbero le donne a cui, denunciando il proprio stupratore, viene chiesto cosa stessero indossando o quanto avessero bevuto? Perché lo stato di ebbrezza giustifica le sue azioni ma condanna le mie? 
Cosa risponderebbe la dott.ssa Christine Blasey Ford, che vedendo essere proposto il suo stupratore come giudice della corte suprema, ha deciso di sporgere denuncia solo per non ottenere assolutamente nulla, se non minacce di morte ed il presidente che si faceva beffe di lei? 
Secondo i dati ISTAT una donna su tre è stata vittima di violenze sessuali e tra queste sempre una su tre dichiara di non aver ricevuto il supporto adeguato né dal personale sanitario né dai carabinieri al momento della denuncia. 
Inoltre nel 2015 gli iscritti alle procure per violenza sessuale sono stati 6196, di questi hanno ottenuto una condanna solo 1419 persone.











E' dunque normale che in un' epoca in cui sempre di più le donne iniziano a raccontare o denunciare le proprie esperienze traumatiche, vengano accusate di aver mentito o testimoniato il falso nonostante la loro versione dei fatti fosse spesso supportata da prove tangibili? 
E' possibile che alcune donne mentano, ma sentendo di una casa andata a fuoco la nostra prima reazione è di compiangere il proprietario, non di accusarlo di avere lui stesso appiccato l'incendio per truffare l'assicurazione, dunque perché invece diamo così poca fiducia alle testimonianze delle donne? 
La risposta e quindi il cuore del problema si trovano alla radice; crescendo ci vengono somministrate dai media, dalla televisione ed in generale dalla società che ci circonda, due categorie di donne: da una parte quelle estremamente sensuali, vestite in maniera a dir poco succinta; mentre dall'altra la cosiddetta "donna rispettabile", casta, pura e obbediente, ed entrambi i tipi sempre in funzione di sfondo o cornice ai personaggi maschili. 
E' fondamentale notare come in nessuno dei due casi si valorizzano l'intelligenza, le idee e le passioni delle donne in questione, focalizzando l'attenzione invece solamente sulla loro estetica, tanto che ormai il concetto di femminilità pare quasi limitato alla semplice bellezza.
La femminilità intesa come creatività e sensibilità rimane ancora un argomento taboo, tanto che è estremamente evidente nella pressione sociale imposta agli uomini fin dalla tenera età, obbligandoli a non piangere e a reprimere i sentimenti, in altre parole "a non fare le femminucce",
Oltre che nella non accettazione, quasi disgusto nel vedere uomini truccati o vestiti con indumenti femminili, nonostante l'opposto sia stato ormai totalmente accolto. 
Queste inclinazioni, insieme a molto altro, fanno parte del concetto di "mascolinità tossica", il modo in cui la società patriarcale opprime gli uomini, che è stata indicata dagli psicologi come la causa dell' atteggiamento violento e dell'incremento del tasso dei suicidi maschili, in quanto la repressione dei sentimenti mina particolarmente la sanità mentale di un individuo. 
Seppure sia profondamente sbagliato affermare che la società non abbia fatto progressi, lo è anche pensare che l'emancipazione sia stata totalmente raggiunta, poiché la strada è ancora lunga. 

Michelle Mandurino










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